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Chi insegna ancora ai bambini le preghiere a memoria?

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di Giovanni Lindo Ferretti    

Due volte l’anno cambia l’ora, lo so c’è molto di peggio ma il mio ritmo
vitale non gradisce e un diffuso malumore mi avvolge: divento intrattabile,
arrogante, sgradevole a me stesso. Poi alzo gli occhi ai monti tra squarci di
basse nuvole, la nebbia risale le valli, resto incantato dalla bellezza della
Creazione; recito le preghiere che ho imparato da bambino con la stessa
intenzione e ben altra consapevolezza; canto il Salve Regina con le Litanie, il
Te Deum e ritrovo, con fatica, il mio posto tra le Creature. Sono poche le
persone che conosco, a cui voglio bene, che insegnano, hanno insegnato, le
preghiere ai propri figli: non le conoscono proprio o hanno voluto dimenticarle come ingombranti residuali di secoli bui.

Si è interrotta una trasmissione che perpetuava una storia travalicante secoli e millenni: da Adamo all’ultimo nato. Tutt’al più si trasmettono buoni sentimenti fluttuanti nel vuoto, ombre di scimmie sullo sfondo. Si aspira a non si sa quale futuro ma si intende accogliente e garantito, dotato di ogni confort. Un Bengodi senza crapula che fa della farmacia per sani il suo tempio ed offre sacrifici alla Prevenzione, moderna deità a cui sono affidate le sorti dell’uomo; un paese dei balocchi, diventati gadget, per giovanotti eterni. Un enorme vuoto che non ha passato se non in ciò che si odia, esposto ad un pubblico disprezzo molto indignato.
Niente preghiere per i bimbi, niente storia, niente geografia, niente poesia,
niente da imparare a memoria perché indispensabile. Si comunica la
comunicazione e non si conosce la comunione. Giornatacce, ma poiché sia chiaro che sono Fede, Speranza e Carità, virtù teologali eterne ed immutabili, a
reggere il mondo e il suo destino tanto nel grande quando nel piccolo
quotidiano, il postino mi ha recapitato un libro succulento già in copertina:
“Bengodi”. Camillo Langone è scrittore misericordioso. Nella teologia morale
cattolica sono misericordiose le opere rivolte a sollievo delle pene fisiche e
spirituali del prossimo: sono 14, 7 corporali e 7 spirituali e dovrebbero
essere imparate a memoria. Camillo non le possiede tutte, qualcuna la ignora
completamente, ma nell’insegnare agli ignoranti e consigliare i dubbiosi è
encomiabile. – Misericordia! – è anche l’interiezione di stupore misto a
sgomento che mi scappa, a volte, leggendolo. Misericordia, per stare alla
lingua italiana che ambedue amiamo, è detto un pugnale in uso secoli addietro
per dare il colpo di grazia a un cavaliere ferito a morte. Rubando le ultime
due righe del testo lo consiglio a tutti i convinti che “tradizione anziché con
missione, perpetuazione, devozione, faccia rima con putrefazione”. E poiché le
cose belle viaggiano in compagnia rimetto sul tavolo due altri suoi libri,
scomodi e sconvenienti: “la vera religione spiegata alla ragazze” e “guida alle
Messe”. Due libri impagabili, veri segni dei tempi e il malessere che, alla
lettura, può derivarne va imputato ai tempi ben prima che all’autore. Leggerò
Camillo Langone per prepararmi, anno di grazia 2011, al Santo Natale. Non fiera dei buoni sentimenti ma Tradizione, da cronaca vera, avvenimento fondante assurto a divisione: prima/dopo; ancora in atto, ancora e sempre stragi di innocenti. La storia più bella del mondo, misura di ogni altra.

fonte: Avvenire 13 novembre 2011


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